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Ricette del borgo antico di Montecalvo Irpino

Questo opuscolo ha lo scopo di tramandare le ricette di piatti antichi, al fine di tenere viva la tradizione di Montecalvo Irpino in Provincia di Avellino, paese adagiato sulle colline dell’Irpinia che si affaccia sulla Valle del fiume Miscano.La pubblicazione, oltre a dare precise indicazioni circa il quantitativo degli ingredienti e le modalità di cottura di ogni piatto, dà preziosi suggerimenti sulla qualità degli stessi ingredienti attraverso l’esperienza di Guido Altieri acquisita negli anni mediante un proprio particolarissimo modo di ricercare il meglio tra i tantissimi prodotti di cucina presenti sul mercato.La sua conoscenza storica rappresenta un momento altamente qualificante per il recupero documentario del patrimonio culturale montecalvese.Da queste considerazioni è nata l’idea del presente opuscolo dalla piacevole lettura, suddiviso in capitoli di facile consultazione.Ci proponiamo di dare testimonianza dei nostro passato in quanto responsabili continuatori, ma anche qualificati e coscienti protagonisti della nostra storia.

 

Liliana Monaco Segretaria Pro Loco Montecalvo Irpino

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Castello Pignatelli

Costruito sul punto più alto del paese, il castello ducale Pignatelli prende il nome dagli ultimi proprietari feudatari, i duchi Pignatelli di Montecalvo. Del forte si ha memoria per la prima volta nella Cronaca di Alessandro Telesino, in cui si apprende che nel 1137 Ruggero II si accampò «a pié del castello di Montecalvo», durante il suo viaggio in direzione di Paduli. Le ultime indagini archeologiche realizzate nell'area del castello hanno permesso di individuarne le principali fasi storiche.La più antica frequentazione si può datare, attraverso la ceramica e le numerose monete rinvenute, al XIII secolo. Agli inizi del basso medioevo risale una torre circolare, parzialmente visibile in alzato, inglobata in un edificio a pianta rettangolare datato al Rinascimento. La torre è di forma cilindrica, con la base priva di muro a scarpa, e presenta al pianterreno una cisterna con pozzo per attingere. Il diametro di circa 10,50 metri consente di ipotizzare uno sviluppo verticale di circa 25.

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San Felice Martire

E’ passata in sordina la festività in onore del glorioso San Felice,patrono del nostro paese. Eppure anche quest’anno ha ripetuto il miracolo della pioggia che copiosa e salutare ha rigenerato le terre, portando frescura e giovamento alle genti. Son passati 17 secoli dal suo martirio e nulla si è fatto o pensato per ricordarlo. Da oltre 3 secoli protegge Montecalvo che,privilegiata, ne conserva i sacri resti mortali. Sembra quasi che il paese abbia perso la voglia di vivere e di credere,sulla scia di uno stupido assioma che collega la festività di un santo alla festa delle luminarie,dei cantanti e dei fuochi di artificio, in un clima di allettanti odori di carne alla brace,che sovrastano i sacri fumi di incenso. Vanno in fumo  tante preziose risorse economiche da destinare,invece, alla cura delle anime e al culto dei Santi e delle  tradizioni.Il lento svuotamento delle Chiese e la scarsa partecipazione alle funzioni religiose ne sono una conseguenza evidente,non solo in questa parte del mondo. Significativa la presenza di solo 7 persone,di cui 4 spagnoli,alla Messa vespertina tenuta nella Basilica di San Lorenzo a Firenze,solo qualche giorno fa,in una città ricca di storia e dove, assurdamente,si paga il biglietto per accedere ad alcune chiese ,dimenticando che sono luoghi di fede e di raccoglimento e che se sono il più alto esempio della bellezza terrena, frutto dell’ingegno umano che diventa arte allorché cerca di accostarsi a Dio. Le opere d’arte sono il frutto migliore di una civiltà e quelle di carattere  religioso la massima espressione.

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Cappella Carafa

Nella navata destra della Chiesa di Santa Maria Assunta è ubicata la cappella Carafa, commissionata da Giovan Battista Carafa, terzo conte di Montecalvo, e terminata nel 1556, così come è possibile desumere dall'iscrizione sulla cimasa posta al di sopra dell'architrave del portale d'ingresso alla cappella.La struttura del portale comprende due semicolonne scanalate, sormontate da capitelli compositi, in stile ionico e corinzio, con al centro dell'echino un puttino alato; le semicolonne a loro volta sono poste su due basamenti in pietra con lo stemma della famiglia Carafa;l'arco a tutto sesto, con in chiave una voluta con decorazioni, ha le vele ornate con elementi floreali: margherite e forse pannocchie a simboleggiare l'abbondanza, mentre internamente è impreziosito da formelle in pietra raffiguranti stemmi gentilizi. Sulla parete di fondo si trova un arco a tutto sesto, di diametro maggiore rispetto al portale d'ingresso. In origine la cappella era sormontata da una cupola ottagona, crollata forse a causa del terremoto del 1794 e oggi coperta da un soffitto piano. La cappella doveva essere chiusa su tre lati, due dei quali furono sfondati tra il 1694 e il 1704, epoca in cui furono realizzate le due cappelle laterali. La pianta interna è ottagonale. La costruzione potrebbe essere riconducibile alla bottega dei Malvito, operanti a Napoli nell'ultimo quarto del XV secolo.

Al centro della cappella è stata recentemente collocata, dopo il suo restauro, una teca in cristallo contenente la statua della Madonna dell'Abbondanza.

 

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